Esedra

Esedra progettata da Leo von Klenze per un interno neoclassico dell'Ermitage, San Pietroburgo, Russia

In architettura, un'esedra (dal greco antico ἐξέδρα, "sedile esteriore") è un incavo semicircolare, sovrastato da una semi-cupola, posto spesso sulla facciata di un palazzo (ma usato come apertura in una parete interna).

Storia

Il significato greco originale (un sedile all'esterno della porta) afferiva a una stanza che si apre su un portico, circondata tutt'intorno da banchi di pietra alti e ricurvi: un ambiente aperto destinato a luogo di ritrovo e conversazione filosofica. Un'esedra può anche risaltare da uno spazio vuoto ricurvo in un colonnato, magari con una sede semicircolare.

L'esedra fu adottata dai Romani, per poi affermarsi in epoche storiche successive (a partire dall'architettura romanica e da quella bizantina).

Nell'architettura nuragica è lo spazio antistante le tombe dei giganti, delimitato da due ali di muro generalmente costituite da lastroni di pietra, più o meno lavorati, di altezza decrescente dal centro verso l'esterno, conficcati a coltello nel terreno e con, nel mezzo, una stele centinata monolitica o più sovente bilitica con altezza maggiore rispetto alle ali. L'area era presumibilmente adibita allo svolgimento di riti funerari.

Bibliografia

  • Nikolaus Pevsner, John Fleming, Hugh Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 1992. ISBN 88-06-13069-2

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