Omicidio di via Marszałkowska 111

Omicidio di via Marszałkowska 111
strage
Tiposparatoria
Data3 agosto 1944
11:00 (UTC+1)
LuogoŚródmieście Północne
StatoBandiera della Polonia Polonia
VoivodatoMasovia
DistrettoVarsavia
Conseguenze
Morticirca 40
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Un fotogramma del cinegiornale dell’insurrezione che rappresenta vittime dell’esecuzione in via Marszałkowska 111

L'omicidio di via Marszałkowska 111, avvenuto il 3 agosto 1944, fu l'esecuzione sommaria di circa 30-40 civili polacchi, abitanti dei palazzi in via Marszałkowska 109, 111 e 113 del quartiere Śródmieście Północne nella zona centro nord di Varsavia, commessa da soldati nazisti e loro collaborazionisti durante la rivolta di Varsavia.

Storia

Durante i primi giorni dell’agosto del 1944 sul tratto di via Marszałkowska tra vie Chmielna e Złota non si erano svolte battaglie importanti della rivolta[1]. Il 3 agosto, verso le 11:00, vi giunse un'autoblindo nazista i cui occupanti, spostandosi lungo via Marszałkowska in direzione nord, sparavano alle case vicine. Il veicolo si fermò davanti al palazzo n. 113 e ne uscì un piccolo gruppo di nazisti che entrarono nel cortile del palazzo e passarono a una casa accanto, n. 111[2]. Secondo la relazione di Piotr Grzywacz, abitante del palazzo, il reparto era composto di un tedesco e otto "ucraini"[3] con le divise delle SS[1]. Secondo "il rapporto della situazione n. 5 sulle rappresaglie tedesche contro la popolazione civile nell’area di Aleje Jerozolimskie", del 4 agosto 1944, del comandante dell’Area di Varsavia dell’AK, generale Albin Skroczyński detto "Łaszcz", il drappello era composto invece da sei soldati, in maggioranza "ucraini" [4].

I militari delle SS ordinarono agli abitanti di scendere nel cortile (l’ordine fu dato in tedesco, polacco e russo). Si radunarono più o meno 40 persone[1]. I nazisti accalcarono tutti davanti all’osteria Pod Światełkami e li fucilarono con le mitragliatrici[5]. Non è dato certo quanti civili siano stati vittime dell’esecuzione: il rapporto di "Łaszcz" faceva menzione di 20-30 uccisi[4], mentre secondo Piotr Grzywacz ce ne furono 37[1]. Maja Motyl e Stanisław Rutkowski, autori dello studio Powstanie Warszawskie – rejestr miejsc i faktów zbrodni ("La rivolta di Varsavia – un registro di luoghi e fatti del crimine"), stimarono invece il numero di morti in 44. Le vittime furono gli abitanti di via Marszałkowska 109, 111, 113[5]. Tra gli morti si trovarono donne e bambini.

Uccisi i polacchi, il reparto nazista cercava di abbandonare il palazzo, ma ne fu impedito dalla sparatoria ingaggiata dagli insorti dall’edificio dell'albergo Metropol (via Marszałkowska, angolo di Złota)[1]. I tedeschi passarono nella casa le 24 ore successive. Il 4 agosto l’unità di assalto del reparto maggiore dell’Area di Varsavia dell’AK invase il palazzo e prese prigionieri due "ucraini"; gli altri soldati delle SS vennero uccisi durante la lotta[6]. I catturati ammisero di aver ucciso i civili, sostenendo di aver obbedito all’ordine del loro comandante nazista. Dopo l’interrogatorio entrambi vennero fucilati[4].

Note

  1. ^ a b c d e Szymon Datner, Kazimierz Leszczyński (red.): Zbrodnie okupanta w czasie powstania warszawskiego w 1944 roku (w dokumentach). Warszawa: wydawnictwo MON, 1962, p. 143-144.
  2. ^ Quest’edificio, non più esistente, era presso l’incrocio di via Marszałkowska con via Chmielna, nell'attuale Plac Defilad ("Piazza della Parata").
  3. ^ I collaborazionisti dei nazisti a Varsavia provenienti dalle formazioni volontarie dell’est venivano chiamati dagli abitanti della capitale polacca "ucraini" oppure "calmucchi"; questi soprannomi sono i più frequenti nelle loro relazioni. Ciò fu in gran misura conseguenza dell’impressione sui polacchi di tutto il paese delle notizie sui crimini di nazionalisti ucraini commessi in Kresy. I reparti compatti ucraini non parteciparono molto alle battaglie della rivolta, quindi è difficile definire la nazionalità dei suddetti collaborazionisti: in questo caso specifico pare si trattasse degli ucraini dei reparti ausiliari delle SS, alloggiati in viale Szucha. Vedi: Ludność cywilna w powstaniu warszawskim tom II Archiwalia, op.cit., pp. 46-47.
  4. ^ a b c Ludność cywilna w powstaniu warszawskim. T. II: Archiwalia. Warszawa: Państwowy Instytut Wydawniczy, 1974, p. 46.
  5. ^ a b Maja Motyl, Stanisław Rutkowski: Powstanie Warszawskie – rejestr miejsc i faktów zbrodni. Warszawa: GKBZpNP-IPN, 1994, p. 90.
  6. ^ Il testimone Piotr Grzywacz sosteneva che nello scontro erano morti due rivoltosi, ma ciò non fu menzionato nel rapporto di "Łaszcz".
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